COVID-19 e sanità, se l’innovazione parte dalle aree interne

Nell’ambito della Strategia nazionale per le aree interne vengono sperimentati servizi sanitari alternativi come gli infermieri di comunità e percorsi di telemedicina

 
 
Sebbene le notizie e le immagini giunte dall’estero in piena emergenza Covid-19 mostrino, ancora una volta e nonostante tutto, l’eccellenza della Sanità italiana, questa situazione estrema mette al limite della resistenza la tenuta del nostro sistema ospedaliero.
 
Anche per questo – e forse mai come ora - emerge in tutta la sua chiarezza il valore “prototipale” della Strategia nazionale per le aree interne: una politica in cui sviluppo dei territori e potenziamento dei servizi camminano di pari passo, guidati dalla stella polare del rilancio di un’unica grande area interna, che da sola rappresenta il 60% della superficie nazionale e un terzo della popolazione italiana.
 
Perché?
 
Da anni con SNAI vengono studiate e sperimentate vie alternative ai sistemi tradizionali, al fine di avvicinare i servizi essenziali ai territori più isolati del Paese. L’obiettivo generale della Strategia nazionale per le aree interne è infatti, in primo luogo, quello di favorire lo sviluppo di queste aree e fornire servizi (scuola, mobilità, ospedali...) laddove per posizione geografica, calo demografico e fattori connessi alla cosiddetta modernizzazione, questi si presentino insufficienti.
 
In quest’ottica, nelle aree intene impegnate nella Strategia si lavora senza sosta alla costruzione di vie alternative all’ospedalizzazione, al fine di fornire soluzioni pratiche che forniscano un supporto agli abitanti di questi territori, dalla semplice assistenza al monitoraggio post-operatorio, fino ai casi di emergenza-urgenza.
 
E così emergono interessanti “buone pratiche” come quelle messe in campo in diverse regioni con l’istituzione degli infermieri e ostetriche di comunità (“operatori sanitari che non prendono in carico le persone solo quando queste hanno bisogno, ma che provano ad ascoltare le loro vite, ad "esserci" in modo più profondo e completo"), delle farmacie attive sul fronte dell’assistenza post-operatoria (link), del potenziamento della telemedicina...
 
In questo contesto, brillante l’azione del medico epidemiologo Pasquale Falasca, uomo-chiave della Strategia delle aree interne del Basso Sangro (Abruzzo) sul versante sanitario che, a pochi giorni dall’inizio dell’emergenza Coronavirus in Italia, pubblicava un documento evidenziando i progressi della telemedicina nelle aree interne.
 
“Il Piano Strategico Salute 2018-2020 dell’Area Interna Basso Sangro Trigno – si legge nel documento - prevede l’implementazione della Telesalute, integrata nella assistenza territoriale delle Aree Interne, tutt’ora in corso di sperimentazione, al fine di migliorarne l’organizzazione, tarare il livello di massimizzazione del beneficio e valutarne l’impatto in termini di gradimento e sulla salute. La Telesalute riguarda i sistemi e i servizi che collegano i pazienti, in particolar modo quelli con malattie croniche, con i medici per assistere nella diagnosi, monitoraggio, gestione, responsabilizzazione degli stessi. Permette a un medico (spesso un medico di medicina generale in collaborazione con uno specialista) di interpretare a distanza i dati necessari al monitoraggio di una o più malattie, e alla presa in carico infermieristica del paziente stesso. La Telesalute prevede un ruolo attivo dell’infermiere (presa in carico del paziente) e un ruolo attivo del paziente (autocura)”.
 
Emerge, come evidenziato dai dati presenti nel documento del dottor Falasca, un ruolo della telemedicina sempre più importante nell’ottica di un cambio di paradigma nella sfera dell’assistenza, per consentire un miglior accesso alla salute, migliori risultati e, cosa non da poco, anche un risparmio economico. I pazienti in telemedicina possono ottenere più facilmente servizi clinici in remoto. “Gli ospedali – si legge ancora sul documento dell’epidemiologo - possono fornire servizi di emergenza e di terapia intensiva in remoto. La Telesalute migliora i risultati sulla salute. I pazienti in terapia intensiva con Telesalute hanno ridotto in modo sostanziale i tassi di mortalità, le complicanze e le degenze in ospedale”.
 
Lavorando parallelamente sullo sviluppo territoriale e tecnologico, superando quei divari digitali ancora profondi di cui oggi ci parla il ministro Provenzano sul Corriere della Sera, i risultati delle sperimentazioni messe in campo in ambito sanitario non fanno che confermare la convinzione secondo cui sia indispensabile proseguire sulla strada della sperimentazione e l’innoivazione tecnologica, oggi più che mai, su tutto il territorio nazionale.