Si è tenuto oggi l’ottavo incontro di monitoraggio promosso nell’ambito del progetto del DFP “Strategia nazionale per le aree interne e i nuovi assetti istituzionali” attuato da Formez PA. Un confronto teso a fare il punto sul percorso intrapreso dai territori SNAI nell’ambito dei sistemi intercomunali, pensato per analizzare le caratteristiche delle esperienze sul campo, tra successi e difficoltà, ma soprattutto per “cogliere suggerimenti utili in vista della prossima programmazione” spiega Clelia Fusco, responsabile del progetto, in apertura di giornata.
Presenti, oltre ai rappresentanti del Formez, l’Agenzia per la Coesione territoriale, il Dipartimento Politiche di Coesione e la Regione Emilia Romagna. Protagonista della giornata, l’area interna dell’Appennino Emiliano, la cui strategia viene definita da Francesco Monaco, Coordinatore del Comitato tecnico aree interne, come “una strategia ambiziosa per obiettivi, metodo e governance. Un modo innovativo di interpretare SNAI”.
Nonostante la complessità del modello, caratterizzata da una molteplicità di soggetti attuatori, l’architettura dell’Appennino Emiliano risulta infatti particolarmente efficace e strutturata. E quella “comunità operante” è stata forse la definizione più ricorrente nel corso della riunione, una comunità espressa dai diversi livelli di cooperazione interni alla Strategia dell’Appennino Reggiano.
“SNAI – spiega Enrico Bini, Sindaco di Castelnovo ne’ Monti – ha avuto un ruolo importante nell’alimentare la coesione tra i 7 Comuni coinvolti in questo percorso: ci ha insegnato a pensare i progetti in maniera collettiva, non più ognun per sé”. Una Strategia che può contare anche su basi solide, fattore che ha consentito di superare indenni “gli avvicendamenti delle varie amministrazioni”. Altro elemento “determinante” per la buona riuscita della SNAI è il rapporto con la Regione – presente alla riunione con Teresa Capua - anche nella fase di costruzione del “disegno iniziale”.
Per quanto riguarda il requisito associativo, interessanti passi avanti sono stati fatti sul fronte dei servizi: dal sociale alla scuola, dalla polizia municipale alla digitalizzazione; del resto la coesione del territorio è già ben espressa da realtà consolidate come il Consorzio del parmigiano, la cabina di regia sul turismo o il centro di monitoraggio sulla qualità educativa.
In generale, la Strategia dell’Appennino Reggiano è sì volta al potenziamento dei servizi ma - come sottolinea Gerardo Cardillo - “una parte consistente delle risorse è impegnata sullo sviluppo”.
Infatti, se nella costruzione di SNAI si è naturalmente tenuto conto del punto di forza della produzione del parmigiano reggiano, questa “non è l’unica linea di sviluppo” spiega Giampiero Lupatelli dell’Assistenza tecnica dell’area, parola d’ordine: “diversificazione”. Di fatto in Strategia si è ragionato su come rilanciare colture e allevamenti minori: “Snai se n’è fatta carico, riconoscendo tuttavia la vocazione principale del territorio”. A questo proposito, degno di nota il fatto che la John Cabot University di Roma quest’anno dedicherà una sessione proprio alla strategia del Parmigiano Reggiano di montagna. E se sul fronte dell’internazionalizzazione strategie di marketing sono già in campo, i processi formativi sono in capo al FSE: “perché – aggiunge Lupatelli – siamo bravi casari, ma meno abituati alle strategie commerciali”.
A proposito di scuola, il sindaco Bini descrive le difficoltà che ogni mattina gli studenti affrontano per andare a scuola: alcuni di loro devono prendere fino a tre mezzi, tradotti in due o tre di viaggio: “le agenzie del territorio stanno lavorando con i dirigenti scolastici per far sì che siano forniti pullman aggiuntivi per agevolare questi 1600 ragazzi che hanno scelto le nostre scuole per formarsi”. Un altro problema, sottolinea Bini, tipico peraltro delle aree interne, è la mobilità del corpo docente: “Abbiamo messo in campo un patto di comunità per permettere agli studenti di soggiornare nelle nostre strutture ricettive: ma con la stanzialità dei docenti, sarebbe più semplice poter pensare a metter su degli studentati”.
Ultima nota di eccellenza SNAI: l’esperienza degli infermieri di comunità che, in epoca di pandemia, hanno mostrato la forza di questa soluzione. “Qui in Appennino Emiliano ne abbiamo tre” spiega Ilaria Dall’Asta: due infermiere a Ventasso e un infermiere a Villa Minozzo e il loro ruolo è ormai importantissimo per gli abitanti dell’area, a maggior ragione in questo periodo. Presidiando i punti strategici della comunità, si son fatti conoscere, hanno stretto i rapporti con la cittadinanza, monitorando le condizioni di salute dei più fragili, effettuando visite a domicilio, fornendo assistenza, alleggerendo le strutture ospedaliere. Un’esperienza da replicare, esempio brillante di cosa voglia dire “medicina di prossimità”. Soprattutto nelle aree interne.
Associazionismo, incontro di monitoraggio con l’area interna “Appennino emiliano”
Monaco: “una strategia ambiziosa, un modo innovativo di interpretare SNAI”
Progetto di riferimento: